Rockerilla

freccia in su

di Timmi Gnudi

Uno dei piaceri del nostro lavoro è quello di pescare, tra le decine di pacchetti che ci arrivano ogni giorno in redazione dischi come questo. Curioso a partire dalla copertina coloratissima, apribile formato LP, con collage di fotografie di vecchi oggetti e giocattoli alla rinfusa, che racchiude all’interno un cd a forma di aspirina. Scampoli di vita come quelli delle canzoni di questo album che ti intriga subito e non riesci più a togliere dal lettore, tanto che ti domandi se ritrovarsi così sovente nei testi e nelle pieghe delle canzoni di questa “Aspirina Metafisica” sarà un limite tuo, un pregio suo o cos‘altro. E ora che hai verificato sul sito dell‘artista i dubbi non si diradano, anzi: ha un gatto uguale uguale al tuo, una Olympus OM1 come la tua, è perseguitato dagli assicuratori, assillato dallo stress economico, a volte prende l’autobus sbagliato proprio come te… ma vuoi vedere che quando suonavi nelle balere anche tu, avete pure suonato insieme. Il dubbio permane, ma intanto hai messo in moto il passaparola e hai consigliato il disco ad amici e conoscenti e poco importa se il nome se lo fanno ripetere tre volte: “Come hai detto che si chiama? Forin?”. “Si, Forin”. Se questo non lo farà schizzare in cima alla hit parade forse gli permetterà almeno di mitigare le spese di produzione, con una confezione così, con questi musicisti e questi arrangiamenti…
In segno di stima gli risparmierai gli accostamenti e i paragoni con i nomi illustri che gli hanno citato mille volte e che da “Aspirina Metafisica” avrebbero molto da imparare, questo è certo.


L'Unità

freccia in su

Augusto Forin
Un’anima latina al crocevia dei desideri

di Roberto Brunelli

L'oriente del nord è probabilmente uno di quei posti in cui il desiderio arriva, fugge e si cerca continuamente, un luogo di magica perdizione in cui i suoni si mischiano, dove s’inseguono nostalgie e sogni.Un labirinto che guarda al cielo, un «bazar ad ogni portone», un posto dove «meditano le persone sole e le coppie clandestine». È una specie di Rick’s café della musica italiana il ritrovo messo su da Augusto Forin e la sua banda: colpi liquidi di pianoforte che portano l’anima latina in un crocevia di lontani ma avventurosi echi jazz, arpeggi di chitarra chenon sono ma conoscono la bossa, voci in distanza registrate due stanze più in là, fischi e cori, percussioni sensuali come le tabla, storie di amanti distanti, di attese infinite, di sigari cubani e mappamondi, di vecchie musicassette, di macchine fotografiche reflex, un piccolo pantheon postmoderno in cui possono incontrarsi per un caffè Luigi Tenco ed il futurista Marinetti, Gramsci e Walt Disney, Paolo Conte e FrankZappa. È un piccolo mondo alternativo, quello contenuto in Aspirina metafisica, l’album del cantautore (mai parola ci rimase più stretta) Augusto Forin, classe 1956, ex odontotecnico (molti anni fa) passato al basso elettrico e poi alla canzone. Un album registrato con grande sapienza e diabolica cura, sofisticato con calore mediterraneo e l’intelligenza di una milonga, dei cuori che bruciano per il mal di luna o per una sigaretta spenta troppo presto.
Scrive con estrema perizia, Forin, tuffandosi anima e corpo nelle passioni mai sopite, cosa sorprendente in un’Italia che le proprie passioni sembra averle dimenticate. Racconta storie, Augusto, con la complicità di un gruppo di eccellenti musicisti (Roberto Logli al piano, Pino Parello al basso, PaoloDeGregorio alla batteria, Marica Pellegrini percussioni e cori, Marco Fadda tabla e altre percussioni, Elena Cimarosti ai cori, Paolo Cogorno alle tastiere), in cui la sonorità è l’assoluta protagonista, tanto da rappresentare quasi la sorpresa nella sorpresa: non è la marmellata cui ci hanno abituato i discografici italiani, è un mondo in cui ogni tocco di batteria (Aspettando su una pensilina), ogni colpo di basso oppure sinanche i rumori in sottofondo raccontano una storia dai confini liquidi, vaghissimamente onirici, un mare in cui è bello perdersi.

vedi il pdf sul sito dell'Unità ->


Disco Club

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di Fausto Meirana

Pur non essendo un gran momento per i cantautori, bisogna dire che dalle nostre parti c‘è una sorta di enclave dalla quale, pur nella parziale invisibilità, continuano a uscire prodotti di uno certo spessore come il notevole “Luna Persa” di Max Manfredi e, prima,“Dal basso dei cieli” di Federico Sirianni. Evidentemente, anche sottotraccia, si continua a scavare nella vena misteriosa e inesauribile della vera o presunta ‘scuola’ genovese. Forin (chiedo perdono) non è più un giovanotto e le sue frequentazioni e ispirazioni sono quelle di chi veleggia per i cinquanta: ombre di Paolo Conte, echi di tango e bossa, lo stesso Manfredi che fa capolino in “Sbagliare d'autobus”. Gli arrangiamenti, di ottimo gusto, e la sfiziosa copertina cattureranno anche chi guarda svogliato da dietro la vetrina.

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L'altra musica ... (quella che non gira in radio)

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Aspirina metafisica: cura la solitudine ed è senza controindicazioni.
di Fabio Antonelli

Ad ispirare il titolo una frase di Alejandro Jodorowsky: « … tutto ciò che si fa, prima o poi scompare e lascia dentro di noi un’enorme depressione ...tramite le arti ho cercato una "aspirina metafisica" … ».
Così giustifica la scelta di questo curioso titolo Augusto Forin, cantautore genovese, che pubblica il suo primo album ufficiale “Aspirina metafisica”…

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leggi la recensione su il sito delle Brigate Lolli ->


Creuza de Ma

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Augusto Forin, genovese, 53 anni, ben conosciuto nel mondo musicale genovese è al suo disco di esordio ufficiale: Aspirina metafisica. Già nel guardare e prendere in mano il disco rimani sorpreso, piacevolmente sorpreso. Le dimensioni, il formato, il materiale sono quelli del vecchio LP. anche se all' interno troviamo il classico CD. La copertina è colorata, piena di oggetti e piccole cose. Le piccole cose che accompagnano una vita: una vecchia Olympus, un giallo Mondadori, i Puffi, matite, un vecchio numero del Corriere dei Piccoli, i modellini di case costruiti dal padre. …

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Kronic

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Genova, per fortuna, è sempre Genova
di Roberto Bonfanti

Qualcuno si ricorda di Pa Doo Ik, il dentista dell'esercito coreano che segnò il goal che eliminò l'Italia dai mondiali del '66? Lo ricorderà di certo Augusto Forin, che in quell'estate stava già per iniziare le scuole medie e che, prima di questo suo esordio discografico, oltre ad aver attraversato diverse esperienze artistiche, ha fatto anche l'odotecnico.
Augusto Forin non ha la genialità di Rivera. Ma probabilmente uno come lui la palla a al dentista coreano non l'avrebbe mai regalata, vista la sua indole da onesto ed intelligente lavoratore di centrocampo capace di mettere d'accordo allenatori e tifosi grazie al suo essere sempre nel posto giusto, cercando la gioca più semplice e non sbagliando mai un passaggio.
Ciò che colpisce più di tutto in Aspirina Metafisica è la grande fluidità della scrittura musicale di Forin. Una facilità di scrittura che gli permette di mettere a frutto gli insegnamenti dei suoi “maestri” (su tutti i fratelli Conte, Gino Paoli, Bindi, quel Max Manfredi che non a caso scrive e duetta con lui in Sbagliare d'Autobus, il Ciampi meno “maledetto”, il Baccini meno sfacciatamente pop ed un po' tutto l'universo cantautorale a cavallo fra Genova, la Francia ed il jazz) condensandoli in un pugno di canzoni decisamente piacevoli, spontanee ed intriganti rivestite da arrangiamenti prevalentemente acustici e ben curati.
Un CD forse tutt'altro che rivoluzionario ma sicuramente caldo, accogliente e familiare, proprio come i rumori da bar che fanno di tanto in tanto da intermezzo fra una traccia e l'altra o le cianfrusaglie da scatola dei ricordi immortalate nella grande copertina cartonata in formato vecchio vinile.

vedi al sito di Kronic->


Bravo!

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di Alessandro Calzetta

Nel mondo dei giornalisti, critici, appassionati, della canzone d’autore italiana, Augusto Forin da Genova, era un nome già noto. Conoscevamo le sue canzoni che circolavano da tempo sul web, canzoni raccolte in un album live chiamato “Concerto” registato qualche anno prima presso l’Auditorium Carlo Felice di Genova. Chi, in qualche modo era riuscito a procurarsi il cd, rimase sicuramente colpito dalla foto di copertina che presentava in primo piano due musoni dall’aria felina che a stento entravano nella copertina. …

leggi tutto dal sito di Bravonline->


L'isola che non c'era

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di Paolo Talanca

Il disco di Augusto Forin si chiama Aspirina metafisica; è il primo disco di un giovanotto di cinquantatré anni che chi è abituato a seguire la buona canzone conosce da tempo; è il disco di un artista su cui sono state scritte tesi di laurea ed è un disco fatto di canzoni che giravano da un po’, con altri arrangiamenti ma con la stessa scintillante sapienza di scrittura. È un disco che ha il suo stile e i suoi tempi: li rivendica e – sacrosantamente – li impone. Ad ispirare il titolo dell’album è stata una frase di Alejandro Jodorowsky: «Tutto ciò che si fa, prima o poi scompare e lascia dentro di noi un’enorme depressione. Tramite le arti ho cercato una ‘aspirina metafisica’». Il palliativo in oggetto è composto da undici tracce e una confezione completamente diversa rispetto agli standard: il pacchetto ha la grandezza di un vinile, col CD all’interno e una copertina che presenta oggetti messi lì del tutto alla rinfusa. Un album “sottosopra”, come l’effigie del titolo e il nome del cantautore in calce. I brani partono dalla canzone d’autore del nord-ovest – il “sottosopra” e il punto d’arrivo è L’oriente del nord, come recita il titolo di una canzone, ma ci arriveremo –, che va quindi dall’ironia di un Giorgio Conte o di un Bruno Lauzi alla profondità di un Paolo Conte, fino alla sapienza verbale di un Max Manfredi. E proprio di Manfredi è un prezioso intervento nel brano Sbagliare d’autobus, in cui quest’ultimo scrive il testo e presta la voce per un duetto. Ma gli stessi brani, soprattutto, da lì partono e arrivano ad Augusto Forin: se la già citata Oriente del nord offre le sonorità emblematiche del disco, che sanno di mare e di rotte commerciali, di punto d’arrivo e ripartenza, con un gran lavoro di percussioni che riverbera un po’ in tutto l’album, si possono vedere più da vicino pezzi come Scusa o Scarpe rotte: la prima è introdotta da un motivetto corale che sa di vintage, cori che poi duetteranno a braccetto con l’inadeguatezza dell’io poetico, in una coerenza beatamente inadeguata alla “modernità” e alle masse; la seconda, Scarpe rotte, è anch’essa in qualche modo una rivendicazione: di tempo e di stile d’arte e di vita, per dirne alcune. Il tempo, già; è determinante dire una cosa sul tempo: per Forin il tempo è importante, averne e spenderlo bene è fondamentale, sempre però con la consapevolezza che tanto la temporalità non ci coglierà mai di sorpresa, magari proprio grazie a quest’Aspirina.

vedi al sito de L'Isola che non c'era->


Alias - Inserto de il manifesto

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di Guido festinese

Il titolo arriva da una citazione del visionario Jodorowsky: «Tutto ciò che si fa prima o poi scompare e lascia dentro di noi un'enorme depressione: tramite le arti ho cercato una 'aspirina metafisica'». Arriva finalmente il primo cd di Augusto Forin, piccolo tesoro nascosto di quello strano vivaio di sensibilità e attitudine a raccontarsi con le parole e la musica che tutti chiamano «scuola genovese», e forse a ragione. Con una voce agrodolce che potrebbe rammentare una sorta di bizzarro incrocio tra Bruno Lauzi e il primo Capossela, con il concorso di eccellenti musicisti attivi in genere su altri fronti: Marco Fadda, Pino Parello e Francesca Rapetti di Gnu Quartet. Testi inquieti e intelligenti, vicini al Paolo Conte che fu, e ospite un grandioso Max Manfredi in Sbagliare d'autobus. Il cd è confezionato in una cover da vecchio e fascinoso lp. (g.fe.)

vedi il pdf ->


Mescalina

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di Vittorio Formenti

Genovese classe 1956 Forin non è proprio un adolescente ma è al suo esordio ufficiale. L’artista vanta trascorsi di collaborazioni ed iniziative episodiche che comunque hanno gettato le basi per un lavoro di autore prodotto in autonomia con molto gusto e sincerità. I riferimenti generali sono Paolo Conte e Roberto Vecchioni miscelati a basi musicali leggere, arrangiate con molta cura dal pianista jazz Roberto Logli, che vanno da echi pop anni ’50 e ’60 (i coretti femminili) uniti a spruzzate jazz, blues e latine. La parte melodica è principalmente affidata alla voce mentre nel comparto strumentale risaltano principalmente i contributi ritmici; le percussioni di Marco Fadda e di Marica Pellegrini danno un movimento ai brani sempre in equilibrio tra gradevolezza, semplicità e raffinatezza. I temi trattati si riferiscono a storie di ordinaria quotidianità vissuta con disincanto e ironia; cronache di amori delusi e disillusi, situazioni di dropout metropolitani, disagi che la routine dell’imperfezione trasforma in quadretti, il tutto visto con un occhio da lupo solitario nostrano. Infine la capacità di scrittura dei testi, semplici ma intensi, con frasi ficcanti e simboli ricorrenti; l’autobus che si aspetta e si perde è un bel simbolo della solitudine ritratta in una situazione di apparente normalità, il bar e il vino rappresentano l’isolamento in ambiente pubblico a causa della distanza tra i propri problemi e i discorsi degli astanti, il barbone che pensa di essere su di un’astronave con le sue scarpe rotte è una figura quasi canonica dell’emarginazione, il tempo che sta preparando le pratiche è una metafora splendida nel suo richiamo quasi burocratico, la via crucis metropolitana è una definizione efficacissima per il dramma dell’immigrazione. Ma niente appare drammatico o ancor meno tragico; prevale un senso di pacato e scanzonato distacco, sottolineato da impasti musicali leggeri in contro colore rispetto ai testi. Un bel lavoro cantautorale, più da artigiano che da ricercato professionista; con il calore di un prodotto costruito dalla mano dell’uomo e non dalla macchina a controllo numerico.

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Ferro e Tabacco

freccia in su

di Francesca Grispello

Solletica il sistema nervoso degli amanti del 33 giri la copertina del disco che mi accingo ad ascoltare: una macchina fotografica analogica, campanelli, la copia di un libro di Marinetti, sassi, tabacco, fumetti, una macchina da scrivere e tanti alti oggetti inattuali per Aspirina Metafisica, il primo e atteso disco di Augusto Forin. È tutto da meditare, 33 giri fuori e cd dentro: anche se alla sua prima esperienza discografica, Forin è attivo dagli anni '70 con formazioni jazz e jazz-rock e con frequentazioni (Max Manfredi ad esempio) che non gli hanno fatto mancare le occasioni di crescita.
Il cantautore genovese ci obbliga sin dal titolo a riflettere sul senso della frase 'Aspirina Metafisica' e scopro sia che la medicina della vita è l'arte, sia di chi è la citazione (Alejandro Jodorowsky). Finalista del premio Bindi 2007 con il brano Amanti distanti (che apre il disco), proviamo ad orientarci ed ecco i riferimenti, e che nomi: Gianmaria Testa, Roberto Vecchioni, Paolo Conte, Ivano Fossati e Luigi Tenco. Sono 10 i brani che ci propone, aria e voci di bar, ballate acustiche, ritmiche latine, tanghere e jazz. Un disco brulicante di vita e tutto in movimento, i brani sono tutti curati e affascinanti e rendono il progetto un corpo solo.

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Progetto Geum

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Mentre la vita scivola liquida
di Viviane Ciampi

Augusto Forin fa parte degli autori-compositori-interpreti appartenenti al sorprendente terroir ligure e ci consegna un album, Aspirina Metafisica, dal retrogusto agrodolce e garbati nonsense, dandoci una lezione di sopravvivenza, di questi tempi, affatto trascurabile.  Forin possiede, in musica e in parole, una originalità non sbandierata, non urlata, o dozzinale bensì discreta e sottile,  grave e ironica. Più che dinanzi a un disco ci troviamo in un luogo di libertà. Gilles Deleuze sosteneva che entrare nel sogno di qualcuno appare la cosa più difficile da attuare. Eppure è  proprio quello che tenta Forin: farci entrare nei suoi sogni, anche i più strampalati, e permetterci di viaggiare nel suo oriente del nord, luogo della grande avventura comune, dove tutto ha il sapore dell’effimero come le “sculture di mollica” i “numeri facili da giocare” e persino una Francia così vicina che sta “in fondo a un martedì”, telefoni che non squillano ma anche se non squillano non se ne farà un vero dramma. Si soffrirà, certo; ma alla maniera ligure, con disperazione contenuta. Qui, “il tempo che passa le cose le sposta” e null’altro sembra fare il tempo, il tempo indefinibile di proustiana memoria: ci fa progredire nella noia di amicizie e amori mordi e fuggi e ci spinge con dolcezza al capolinea.

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